Per due martedi ci immergeremo nel mondo del tip tap per imparare la celebre routine degli anni ’20: lo Shim Sham.
E’ aperto a tutti, anche ai principianti assoluti. Non sono obbligatorie le scarpe da tip tap.
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Cos’é lo Shim Sham?
L’evoluzione dello Shim Sham Shimmy negli anni ‘20
Non di rado le origini di un ballo si perdono nei meandri della storia. Lo Shim Sham non fa eccezione: basti pensare che alcuni studi ad opera dei Dance History Archives lo descrivono come la derivazione dello shika, un ballo tipico dell’etnia Yoruba (popolazione dell’Africa occidentale diffusa in Nigeria, ma anche in Togo, nel Benin ed in Sierra Leone). Per certo, comunque, sappiamo che nei primi anni del Novecento lo Shim Sham Shimmy iniziò ad apparire anche nei club delle grandi città, diventando uno standard anche al di fuori delle popolazioni afroamericane.
Fu verso la fine degli anni ‘20 che lo Shim Sham Shimmy prese la forma che tutt’oggi conosciamo: il merito è universalmente attribuito a due ballerini di Tap Dance, Willie Bryant e Leonard Reed. Questa coppia di intrattenitori per primi ebbero l’intuizione di riprendere questa danza ed istituzionalizzarla, rendendola il capitolo conclusivo dei loro spettacoli e cimentandosi sulle note di Tuxedo Junction e Ain’t What You Do; inizialmente il nome del ballo sarebbe dovuto essere Goofus, ma solo in seguito divenne Shim Sham... in onore del nome di un locale nel quale si esibivano regolarmente! Coincidenza o meno non sta a noi definirlo, ma è una curiosità di indubbio fascino.
I passi e le canzoni per ballare lo Shim Sham Shimmy
La semplicità di questi passi, unita alla sempre più incalzante moda dei balli swing e del Lindy Hop, fu un invito a nozze per tutti i ballerini che frequentavano le sale da ballo all’epoca; questa coreografia di Tap Dance venne così adottata ufficialmente e fin dai primi anni ‘30 al termine degli spettacoli ci si radunava per ballarlo tutti insieme. Dopo poco tempo, lo Shim Sham si diffuse anche al di fuori delle ballroom, diventando fonte di ispirazione per il Madison, l’Hully Gally e molti altri balli di gruppo che fiorirono negli anni a venire. Esistono diverse varianti in ambito swing, ma la più nota ai giorni nostri è quella dell’eterno Frankie Manning.
Fu proprio l’ambasciatore dello swing, infatti, a riportarlo in auge negli anni ‘80, provvedendo poi ad insegnarlo a tutti i suoi allievi negli anni a venire. Ma anche Dean Collins aveva la sua versione dello Shim Sham, così come è molto apprezzata anche l’interpretazione di Al Minns e Leon James. Sono diverse anche le canzoni sulle cui note ballare lo Shim Sham: quella più idonea per imparare a muovere i primi passi rimane l’originale ad opera dello stesso Leonard Reed, ovvero Bar Rif Instrumental. Ma le già citate Tuxedo Junction di Erskine Hawkins e Ain’t What You Do di Jimmy Lunceford sono altrettanto note. La Bill Elliott Swing Orchestra gli ha addirittura dedicato il titolo di una canzone: The Shim Sham Song!
(Fonte “stilemillelire” https://www.stilemillelire.com/storia-shim-sham-shimmy-cosa-ballo-gruppo-base-swing/)