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Ballare sul vinile, oggetti e gesti d’altri tempi

Di Gianluca “Gionny FortyFive” Galli

Ballare sul vinile - articolo Swing Fever

Dopo il recente Swingin’ Genova Weekend in cui, come Gionny FortyFive, ho proposto swing ballabile su vinile e gommalacca, mi sembra interessante spendere due parole su questi affascinanti formati.

Il 78 giri è il formato contemporaneo alla Swing Era. Veniva prodotto utilizzando la gommalacca, un materiale relativamente leggero ma estremamente rigido e fragile e che per sue caratteristiche fisiche creava, in riproduzione, un fruscio di fondo. Il solco sul quale era incisa la musica era concepito per essere letto dalle puntine metalliche dei grammofoni. Dal 1888, anno della sua ideazione da parte di Emile Berliner, alla fine degli anni ’40 fu il solo ed unico supporto fonografico.

Il 31 marzo del 1948, dopo anni di studi venne immesso sul mercato americano il formato 45 giri.
In Italia tutto ciò accadrà solo nel 1952.
In realtà si trattò di una rivoluzione tecnica vera e propria. Innanzitutto il nuovo materiale, il vinile, garantiva una riproduzione più pulita e priva di fruscii. Inoltre la tecnica di incisione del suono venne rivoluzionata con l’avvento del microsolco, chiamato così perché spesso circa un terzo rispetto al solco dei 78 giri; questo ora veniva letto da una puntina in diamante supportata da uno stilo estremamente sensibile.
Si trattò di un cambiamento epocale che rese la musica registrata leggera da trasportare, di qualità migliore, più facilmente divulgabile, piú durevole, pratica e popolare.
Fu inevitabile e necessario, a questo punto, ristampare dai vecchi master degli anni ’20, ’30 e ’40 sul moderno supporto fonografico che stava spopolando e quindi anche gran parte dei successi swing degli anni ’30 e ’40 vennero ricommercializzati su vinile, tra la fine degli anni ’40 e la prima metà degli anni ’50.
Piccoli e leggeri, i 45 giri consentirono l’affermarsi di un nuovo modo di concepire la musica. Divenne una vera e propria moda presentarsi alle feste o in casa di amici con i dischi preferiti, mostrando orgogliosi l’ultimo successo appena acquistato e creando così una condivisione della musica mai vista prima.

Incise molto anche la produzione delle prime fonovalige, piccoli giradischi portatili che consentivano di portare davvero ovunque la propria musica. Un’autentica rivoluzione.
Credo che la gestualità tecnica legata all’uso del vinile in sala da ballo si sposi perfettamente con la gestualità tecnica di tutti quei balli legati ad epoche in cui la musica si ascoltava solo in 3 modi: dal vivo, alla radio, al giradischi.
L’aspetto nostalgico che solo il vinile possiede è che ogni volta che la puntina viene appoggiata sul microsolco si tratta dello stesso identico microsolco in cui altri prima di noi, 60 anni fa, hanno appoggiato la loro puntina, magari per ballare esattamente come noi ora.
Il vinile non è una copia, ma è lo stesso oggetto che si è salvato, che ha fatto ballare, che ci fa ballare e che chissà quante altre persone ancora farà ballare.

In particolare, come collezionista ma anche come selezionatore, mi sento fortemente legato al formato 45 giri per diverse ragioni. In primis è innegabile che si sia trattato di un formato che ha completamente sdoganato la musica, rendendola davvero popolare e finalmente fruibile in pieno e da tutti.

Altro aspetto affascinante è il fatto che con il 45 giri non si acquistava un disco, ma piuttosto si acquistava un brano, in genere il lato A, si acquistava il singolo, come si diceva. E con l’avvento delle copertine fotografiche si acquistava anche un oggetto estremamente univoco e cioè un brano con la sua copertina che lo rappresentava; che rappresentava, e in molti casi lo farà per sempre, proprio quel brano.

E ancora: “la felicità costa un gettone”. Il 45 giri lo potevi ascoltare con una moneta, e ad una moneta veniva automaticamente associato, in ogni bar, ovunque ci fosse un jukebox.

Io amo prendere in mano un 45 giri e sapere che quel disco mi darà un brano, e basta.

Poi dovrò prenderne un altro…e un altro ancora…

E so che quei gesti che compio per ascoltarlo e per farvi ballare, molte persone che non ho conosciuto e non conoscerò mai li hanno già compiuti prima di me, con il mio stesso disco.

Una gestualità d’altri tempi, che accompagna la gestualità d’altri tempi dei nostri balli.

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