Foto di Frank Sinatra_Man of 50s

Tra Italian Style
e Mito ribelle

L’Italian Style degli anni ’50 comprende anche la produzione di abbigliamento maschile, che in contrasto con lo sfavillio della moda femminile, risulta meno incline a radicali sperimentazioni o novità. Nel complesso, la moda uomo rimane ancorata all’eleganza inglese, di cui vengono particolarmente apprezzati taglio, tessuti e tipologie di capo. È questo un periodo in cui il Made in Italy, per la sua disinvoltura ed eleganza, è molto richiesto all’estero, in particolare negli Stati Uniti ed in numerosi Paesi Europei.

Le linee di abbigliamento maschile contemplano generalmente giacche con ampi baveri, con linea delle spalle allargata e ben sostenuta ed aderenza al punto vita piuttosto sciolta. I pantaloni degli anni ’50 diventano tendenzialmente più stretti rispetto al decennio precedente e, spesso, sono senza riprese.

Le tipologie di abiti più in voga comprendono la giacca monopetto e doppiopetto, lo smoking con collo a scialle per occasioni eleganti informali, il frac per le occasioni ufficiali ed il tight per la cerimonia.

Accanto alle linee classiche, negli anni ’50 si impone sempre più lo stile sportivo incentrato sugli spezzati, giacche di linea lenta con spalle scese e arrotondate, cui si abbinano cardigans e pantaloni più stretti.

Andando contro quelle che finora erano le regole formali del buon vestire, per la prima volta verso la metà del decennio, nei luoghi di villeggiatura, o in vacanza, i pantaloni possono essere portati senza giacca. Si tratta di un dettaglio che sottolinea una spinta verso una maggiore libertà dai formalismi, che vacillano negli anni ’50, per poi essere totalmente stravolti nei ’60.

Nel 1956 è di moda la giacca morbida senza imbottiture con lunghi revers slanciati e maniche larghe, da abbinare a pantaloni senza risvolto molto stretti al fondo. I colori preferiti sono marrone e beige in varie tonalità.

L’anno seguente viene proposta la giacca da vacanza monopetto a tre bottoni, con revers corti e larghi, mentre per l’estate un blazer a righe bianche e blu o bianche e rosse, da abbinare con pantaloni bianchi e cravatta a tinta unita.

Nel 1959 si assiste al ritorno del gilet, di linea, tessuti e fogge diverse, mentre le giacche assumono una linea che allunga sempre più la figura, tramite accorgimenti sartoriali che prevedono la vita segnata piuttosto alta e le spalle diminuite d’ampiezza, prive di imbottitura. I tessuti generalmente sono sobri e leggeri e prevedono il tweed per l’abbigliamento sportivo e i pettinati per il classico da città. Il cachemire è presente anche in mischia con altre lane pregiate.

A partire dalla metà degli anni ’50, tra i capi sportivi è compreso il blazer con bottoni dorati, una giacca utilizzata nei paesi anglosassoni da chi appartiene ad un college o ad un club.

Nei capispalla, i cappotti sono di linea piuttosto ampia ma non ingombrante, spesso con martingala. La diffusa richiesta di praticità, dovuta alla maggiore disponibilità di tempo libero e alla pratica di qualche sport, porta la moda maschile ad adottare indumenti, debitamente rivisti, derivati dall’abbigliamento militare. È il caso dei giacconi da montagna, come il montgomery, con chiusura ad alamari e lunghezza tre quarti, e l’impermeabile, la cui foggia più ricorrente è il trench: allacciatura doppiopetto, maniche raglan e cintura.

Negli accessori, è sempre in voga il cappello, di cui la foggia e la marca più nota è Borsalino; resiste, come accessorio degli abiti stile inglese più formale, la bombetta.

Gli anni ’50 sono anche la fase di inizio della cosiddetta “contro moda”, l’abbigliamento trasgressivo e provocatorio usato dai giovani come simbolo della loro condizione. Buona parte dei modelli di ispirazione sono i ribelli hollywoodiani: la giacca di pelle di James Dean in Gioventù bruciata o l’abbigliamento di Marlon Brando in Fronte del porto, solo per citare i più emblematici.

In particolare il Jeans, spesso abbinato alla T-shirt bianca usata originalmente dai militari americani, nonché dallo stesso Brando, rappresenta la novità assoluta.

Negli USA nascono le prime bande giovanili degli anni ’50: i Rockers, sempre a cavallo di grosse motociclette, si contraddistinguevano per l’uso di giubbotti in cuoio borchiato, stivali, jeans sdruciti e sporchi ed il fazzoletto al collo. Ai Rockers fanno seguito le loro controparti europee, i Bluson Noir francesi ed i Teddy Boys inglesi, che erano soliti portare lunghe giacche redingote, colletti rialzati, pantaloni aderenti a tubo, cravatte a stringa e capelli brillanti nati con ciuffo a banana.

Il guardaroba maschile tra i più giovani si arricchisce di altri indumenti quali il maglione di lana a collo alto, in sostituzione della camicia con cravatta ed il bomber, un giubbotto indossato dalla British Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale, realizzato in pelle o panno, di linea abbondante, con maniche ampie che si restringono al polso tramite una rifinitura a maglia elasticizzata e chiuso da una cerniera che dal fondo arriva fino al collo.

Tra gli accessori giovanili degli anni ’50, oltre agli stivali e ai mocassini, diventa comune l’uso delle scarpe da tennis. Le sneakers, scarpe di tela bianca o blu con la suola in gomma, adatte per lo sport ed il tempo libero: poco costose, diventano ben presto, assieme ai jeans, il simbolo della condizione giovanile personificata dal mito ribelle di James Dean.

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Fronte del porto (On the Waterfront) – 1954

Celebre scena del film, che vede protagonisti Marlon Brando e Rod Steiger.

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