Jazz (Pagina 5)

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Triste e provinciale ricordo quello di Principe; in verità, nessun altro strumento, dal novecento a oggi, ha stimolato così tante ipotesi espressive e allo stesso tempo subito contradditorietà interpretative.

Tutti i maggiori artisti che crearono il Be Bop durante le interminabili jam session notturne nei locali di New York si erano formati nelle grandi Big Band della Swing Era.

Non ha di sicuro bisogno di presentazioni l’italoamericano più famoso del Novecento (almeno in campo musicale). Ma quanti conoscono il Frank Sinatra degli inizi, quello che cantava gli standard Swing nell’orchestra di Tommy Dorsey, come nel caso di questo evergreen composto dal grande Irving Berlin?

Il Jazz in Europa? Django Reinhardt! Tutte le storie musicali del Novecento sono infatti concordi: è lui il Maestro del Jazz nel Vecchio Continente, colui che non si è limitato ad importare la musica americana moderna, ma vi ha aggiunto il suo tocco tzigano inconfondibile e unico.

New York non era solo la capitale mondiale del Jazz, era una città culturalmente ed etnicamente viva, che accoglieva immigrati da diverse parti del mondo, creando un melting pot tanto celebrato quanto poco realmente conosciuto.

Il clarinetto è forse lo strumento che più rappresenta alle orecchie degli appassionati il Jazz tradizionale, quello che nacque a New Orleans e da lì si diffuse in tutto il mondo.

Nel 1940 l’orchestra di Count Basie aveva già esteso la sua notorietà dal proprio punto di partenza, Kansas City, a tutti gli USA, potendo contare sul talento tra gli altri di Lester Young.

Lady Day fu il soprannome che l’amico fraterno Lester Young diede a Billie Holiday, donna malinconica dalla voce unica, che ha fatto la storia della musica del Novecento.