Flippant flapper, trim and dapper, naughty, haughty, chic man-trapper. All together now, boys, ‘Has she got IT? Well, I guess. Clara! Clara! Yes! Yes! Yes!’
The Akron Beacon Journal from Akron, Ohio
Flapperhood: essere una “flapper”
Pensando alle donne dell’America dei primi anni ’20, tendiamo a identificarle immediatamente con il modello iconico della flapper, immaginandoci donne snelle in abiti corti e dal taglio dritto, con lunghe collane di perle e capelli allo stile “Bob”, che bevono gin e ballano il Charleston degli anni ’20.
Come dice Joshua Zeitz, la flapper era sicuramente un tipo, una “caricatura”, in parte finzione, in parte realtà, con un tocco di melodramma […] (dal libro “Flapper: A Madcap Story of Sex, Style, Celebrity, and the Women Who Made America Modern” di Joshua Zeit).
La flapper è il simbolo della donna “moderna”, che rompe con i rigorosi criteri del modello femminile vittoriano prebellico, rivendicando la libertà economica, politica e sessuale. È una donna che si gode i piaceri della vita, ballando nei night club e ascoltando musica Jazz.
Una delle principali tendenze culturali e storiche dell’era del Jazz, le flappers sono state ampiamente discusse su giornali e riviste, a volte in modo critico, altre in modo entusiasmante.
C’erano personaggi dei cartoni animati, canzoni a tema flapper, persino lo slang “flapper” cominciava ad entrare nel vocabolario comune.
E, naturalmente, la nuova cultura giovanile era una tendenza “hot” nei film di Hollywood.
Flappers: un successo tutto Hollywoodiano?
La cultura della flapper è stata probabilmente un grande business per Hollywood fino alla fine dell’era del Jazz, e Hollywood a sua volta ha sicuramente avuto una grande influenza sulla moda flapper e sui passatempi popolari.
D’accordo, adesso che abbiamo capito che significhi il termine flapper, non possiamo fare a meno di chiederci se i film imitassero le flapper della vita reale o se al contrario, le flapper si stessero modellando (ed inspirando) su ciò che vedevano sullo schermo!
Il fatto che esistesse un vero e proprio genere cinematografico chiamato “Flapper”, testimonia l’impatto storico sociale che questo prototipo e modello femminile avesse nella società degli anni ’20. Tutto comincia con Olive Thomas, nel ruolo di protagonista nel film “The flapper”, per poi passare a una carrellata di produzioni Hollywoodiane che lanceranno le future dive: Clara Bow, Louise Brooks, Colleen Moore. Come dimenticare il magnetismo della seducente ed accattivante Clara Bow? La famosa “It” girl dei film muti in bianco e nero.
Colleen Moore
The flapper has charm, good look, good clothes, intellect and a healthy point of view.
Colleen Moore
Colleen Moore da il primo passo verso Hollywood all’età di 15 anni, giovanissima! Ma il vero punto di svolta nella sua carriera arriva con una storia intitolata Flaming Youth (1923), che era stato un romanzo scandaloso e best-seller su “neckers, petters, baci bianchi, baci rossi, figlie pazze di piacere e madri assetate di sensazioni”. Colleen voleva fortemente il ruolo della figlia selvaggia Patricia Frentiss, quindi con l’aiuto di sua madre revisiona e cambia la sua immagine sullo schermo. Erano finiti i lunghi ricci. Ebbene sì, fu sua madre a tagliarle i capelli in un bel caschetto olandese. Avete mai sentito parlare del “Bob”? Beh, di questo parleremo nel prossimo articolo.

Colleen ha ottenuto il ruolo in Flaming Youth e e con esso ha creato un nuovo tipo femminile sullo schermo: la ragazza emancipata che sfida le convenzioni. Ha definito i ruggenti anni Venti con i suoi capelli corti, le sue movenze, la natura ribelle.
Come scrisse in seguito F. Scott Fitzgerald:
I was the spark that lit up Flaming Youth, Colleen Moore was the torch. What little things we are to have caused all that trouble.
Clara Bow
She was just happiness personified. I’ve never taken dope, but it was like a shot of dope when you looked at her.
The Akron Beacon Journal from Akron, Ohio, 25 marzo 1930.
Clara Bow non ha mai abbandonato l’immaginario culturale americano e occidentale: è forse la diva che più di ogni altra ha decretato il fascino eterno della flapper. C’è qualcosa di vitale che vince in sua presenza. È lo spirito della giovinezza. Giovane americana rampante, il simbolo stesso dell’essere una flapper (“Clara Bow, Running Wild” di David Stenn 1988, p.48)

Il fascino di Bow aveva molte sfaccettature. In accordo con la definizione di “It” data dalla scrittrice Elinor Glyn, Bow piaceva a entrambi uomini e donne. Non solo aveva il viso e la figura perfetti da flapper, ma irradiava anche divertimento, eccitazione e spontaneità. Davanti alla telecamera, era irresistibile. Fuori dalla telecamera, era sempre reale al 100% (Deborah Kennedy su Clara Bow).
Avere“it” significa avere un sex appeal naturale, una forza magnetica vitale che attrae. Chi possiedo l’It, è capace di sedurre chiunque, donna e uomo che sia.
La svolta della sua carriera fu nel 1927, quando recitò nel film muto “It” nel ruolo di Betty Lou Spence. “It” trasformò Clara Bow da attrice emergente nella più grande star del cinema degli anni ’20.
Louise Brooks
[…] aveva quei capelli di un marcato stile “bob”, quelle sopracciglia forti e dritte, a differenza delle timide arcate delle attrici dei suoi tempi. Era così snella e in forma che sembrava pronta per spiccare il volo. Le cose più straordinarie le sono capitate nei suoi film migliori, e invece di reagire visibilmente e telegrafare emozioni, è stata lo strumento per trasmettercela.
(Recensione da Gone With the Wind movie review (1939) | Roger Ebert: “Lei non recita. Non fa nulla”. Roger Ebert)

Mary Louise Brooks un’icona dell’età del Jazz, attrice e ballerina di Hollywood; il suo erotismo innocente, insieme ai suoi bei lineamenti pallidi e ai capelli castani tagliati, il suo carattere ribelle, il temperamento marcato, le sue battute spiritose, la sua audace sincerità, l’hanno resa sia un’icona del cinema che un simbolo delle flapper degli anni ’20.
Ha iniziato la sua carriera come ballerina, poi attrice in diverse produzioni Hollywoodiane. Fin quando si trasferisce a Berlino, dove Georg Wilhelm Pabst la assume per il ruolo di Lulu nel vaso di Pandora.
Lulu incarna il mito della donna fatale: sensuale, provocante, temibile nella sua amoralità ma allo stesso tempo, come lo spirito della terra, di una purezza istintiva e immediata, naturale nella sua quintessenza. Un’autentica flapper nella sua essenza!
Dai un’occhiata a questo documentario su Louise Brooks (dal minuto 18.02 puoi vedere alcuni balli di Charleston anni ’20):
Il simbolo del flapper attraverso la storia
Colleen Moore, Clara Bow e Louise Brooks sono alcuni dei migliori sex symbol che hanno ispirato generazioni di giovani donne. Generazioni e generazioni di ragazze hanno iniziato a imitare il loro aspetto, il loro fascino sessuale e la loro indipendenza, il loro comportamento, le loro pose!
Erano molto idolatrate dalle giovani donne che iniziavano a credere che ci fosse di più nella vita che essere una casalinga o stare a casa della mamma.
Le giovani donne hanno mostrato alla società che erano in grado di diventare forti in modo indipendente avvicinandosi individualmente alle situazioni e prendendo decisioni da sole. Le giovane adolescenti sapevano che se avessero cambiato il loro stile di vita, sarebbero state ritratte e percepite in modo diverso. Sapevano che cambiare il loro stile di vita e la loro ideologia era l’unico modo per ottenere rispetto e considerazione anche se la società non accettava prontamente il cambiamento.
È degno di nota che la società non sembrava troppo contenta delle flappers come promotrici e rappresentanti di uno stile di vita indipendente, ribelle e incurante di come venissero percepite.
Ma la flapper, nonostante la sua famigerata frivolezza, è anche una versione della “nuova donna“, che lotta per l’indipendenza, l’uguaglianza nel matrimonio e nella retribuzione, ed avere una voce politica. Il punto di partenza di una rivoluzione, pietra miliare di quello che verrà poi chiamato “femminismo”.
Il movimento femminile della flapper sembra spegnersi dopo che la Grande Depressione stacca la spina alle feste e a tutte le baldorie della decada precedente.
Con l’ascesa del femminismo negli anni ’60 il modello della flapper gode di un piccolo revival, anche se la donna “moderna” degli anni ’20 viene ricordata in gran parte per le loro mode audaci, un simbolo di liberazione, anche, sessuale e di genere.
Le femministe avevano un lato fortemente in contrasto con la devozione dei flapper a un’adolescenza stravagante e prolungata; una flapper si definiva allegramente una “ragazza”, mentre le femministe disdegnano la parola, quasi fosse un insulto.
Linda Simon, autrice di Lost Girls: The Invention of the Flapper, sostiene che le donne dei ruggenti anni Venti avevano molto in comune con i millennial di oggi. Molte giovani femministe abbracciano lo spirito impertinente e indipendente della flapper che sembra giocare in età adulta e si sentono perfettamente a loro agio nel riferirsi a se stesse come “ragazze”.
Gli stili flapper possono essere relegati nei musei del costume, ma lo spirito flapper rivive dopo cento anni.
Riferimenti
- “Clara Bow: Runnin’ Wild” di David Stenn, 1988.
- “Lulu in Hollywood” Brooks, L., 1974, New York, Alfred Knopf.
- “Lost Girls: The Invention of the Flapper” di Linda Simon.
- “Flapper: una folle storia di sesso, stile, celebrità e le donne che hanno reso l’America moderna” di Joshua Zeitz.
- “Flappers and Philosophers” di Scott Fitzgerald.
A proposito di flappers e Hollywood:
- Flappers, in History.com, 12.09.2019, di History.com editors.
- Silents Are Golden: Flapper Culture in the Films of the Roaring Twenties, in classicmoviehub.com, 7.04.2019, di Lea Stans.
- Fabulous flappers of the silver screen, in silverscreenmodes.com, 11.09.2017, di Christian Esquevin
- Dive al lavoro: working girls e donne forti nel cinema muto americano. Il caso di Clara Bow, the “It Girl”, in agalmarivista,org, di Veronica Pravadelli.
- A portrait of: Louise Brooks, in enquire.it, 16.06.2012, di Silvia Ragni.
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